Paolo Maldini ha recentemente rivelato dettagli sul suo licenziamento dal Milan insieme a Ricky Massara, sottolineando che la decisione di allontanarli non era legata al mercato, ma era stata presa molti mesi prima. In un’ampia intervista concessa a Repubblica e pubblicata questa mattina, l’ex capitano e direttore dell’area tecnica rossonera fino a giugno ha affrontato il tema del suo addio, suscitando polemiche tra i tifosi del Milan.
L’addio di Maldini e Massara aveva alimentato discussioni nel mondo dei tifosi, e durante l’intervista, Maldini non ha esitato a esprimere critiche nei confronti di Cardinale, Scaroni e Furlani. Spiegando il motivo della sua rottura del silenzio dopo sei mesi dal licenziamento, Maldini ha dichiarato: “Forse avrei parlato troppo di impulso inizialmente. Ora, però, è giunto il momento maturo per esaminare ciò che è accaduto con una prospettiva serena resa possibile dalla distanza temporale. Preferisco essere onesto e accettare le mie responsabilità, ma auspico che le circostanze vengano considerate in modo obiettivo e valutate correttamente.”
Il capitolo relativo all’addio di Paolo Maldini, datato 5 giugno 2023, inizia con una nota di riconoscenza da parte dell’ex capitano. Maldini esprime gratitudine verso Leonardo, che lo ha chiamato nel 2018, verso il fondo Elliott, che lo ha fatto firmare il suo primo contratto, e verso Redbird, che gliel’ha rinnovato, seppur con alcune difficoltà.
Il resoconto del giorno del licenziamento presenta il punto di vista di Maldini sulla situazione. Gerry Cardinale lo ha chiamato per colazione, menzionando brevemente il ritiro di Zlatan Ibrahimović dal calcio giocato, per poi comunicare che intendeva apportare dei cambiamenti e che lui e Ricky Massara erano stati licenziati. Maldini ha interrogato Cardinale sulla ragione di tale decisione, ricevendo come risposta i presunti cattivi rapporti con Furlani. Maldini ha prontamente risposto: “Ti ho mai chiamato per lamentarmi di Furlani? Mai.” Ha poi menzionato una battuta di Cardinale sulla semifinale di Champions persa con l’Inter, ritenendo le motivazioni dell’allontanamento piuttosto deboli.
Maldini ha criticato il processo di licenziamento, sottolineando l’importanza delle modalità e evidenziando che molte cose non sono state gestite come sarebbe stato corretto, nel rispetto delle persone e dei loro ruoli. Ha rivelato di aver dovuto negoziare per trovare un accordo senza rinunciare ai suoi diritti. Maldini ha dichiarato di aver comunicato immediatamente all’amministratore delegato Furlani che avrebbe preferito evitare un contenzioso con il club, spiegando che sarebbe stata la seconda causa contro una leggenda del club al gruppo proprietario del Milan in due anni, dopo quella (persa!) con Boban. Ha concluso affermando che il suo amore per il Milan sarà sempre incondizionato.
Maldini ha risposto alle dichiarazioni del proprietario del Milan, Gerry Cardinale, che lo aveva etichettato come un individualista. Maldini ha chiarito che Cardinale confonde l’individualismo con la volontà di assumersi responsabilità nel prendere decisioni connesse al suo ruolo e di affrontarne le conseguenze. Ha sottolineato che chi ha giocato a calcio ad alto livello ha una minore paura di fallire, avendo affrontato giudizi ogni tre giorni per tutta la vita, il che rappresenta un vantaggio considerevole e ha un impatto significativo su un’azienda. Ha osservato che questa mentalità potrebbe non essere gradita a chi non è aperto al confronto e rifiuta di assumersi responsabilità per i propri errori, cosa che Maldini considera normale e sana.
Parlando del suo rapporto con Cardinale nel corso di due anni nella società, Maldini ha raccontato di incontri occasionali durante alcune partite di Champions, ma ha riferito di aver avuto solo una conversazione in un anno sulla gestione sportiva. Ha menzionato la comunicazione tramite quattro messaggi per i vari passaggi del turno senza alcuna chiamata diretta. Ha evidenziato che la fiducia reciproca era stata inizialmente dichiarata come un punto chiave nel loro rapporto, ma ha riflettuto sul fatto che la decisione di licenziare lui e Massara sembrava già presa molti mesi prima. Maldini ha riconsiderato il suo rapporto con alcune persone che lavoravano con lui, ipotizzando che fossero già a conoscenza di questa decisione.
Maldini ha affrontato il tema del mercato, respingendo l’idea che lui e Massara siano stati licenziati per divergenze su obiettivi e strategie di mercato. Ha chiarito che non aveva il potere di firma per le condizioni di ingaggio, compresi i prestiti, e che ogni giocatore acquisito era stato scelto da lui, Boban e Massara, condividendo le decisioni con l’amministratore delegato e la proprietà. Ha sottolineato che, nonostante avesse un ruolo chiave nelle scelte dei giocatori, la firma finale spettava sempre a qualcun altro che avallava l’operazione. Ha sottolineato che, su circa 35-40 giocatori nel loro ciclo, non aveva firmato i contratti per nessuno di loro, compresi quelli in prestito. Maldini ha evidenziato le difficoltà e le negazioni incontrate durante il processo decisionale, spiegando che a volte veniva detto semplicemente “no”, altre volte il budget veniva ridimensionato. Ha ribadito che tutti i giocatori che sono arrivati erano stati approvati da lui, senza alcuna imposizione esterna, e ha precisato che, in caso contrario, si sarebbe dimesso immediatamente. Inoltre, ha menzionato l’ingaggio di De Ketelaere, sottolineando che, nonostante le critiche, il giovane talento di 21 anni richiedeva tempo e supporto per adattarsi a un contesto così impegnativo nel calcio professionistico.
Nel corso della dettagliata conversazione, Paolo Maldini ha affrontato diversi argomenti, tra cui Stefano Pioli, Paolo Scaroni e Zlatan Ibrahimovic.
Innanzitutto, Maldini ha elogiato Stefano Pioli, sottolineando l’importanza del suo contributo per la crescita dei giovani calciatori nel Milan. Ha riconosciuto il ruolo fondamentale di Pioli nel far giocare e sviluppare i talenti emergenti, definendolo una figura chiave nelle fortune della squadra. Tuttavia, ha anche sollevato l’attenzione sulla solitudine che spesso affrontano gli allenatori nel mondo del calcio e ha sottolineato l’importanza di fornire sostegno a Pioli per evitare che si senta isolato, specialmente se gli vengono assegnati compiti che esulano dalle sue competenze principali.
Maldini ha poi chiarito le voci sulla sua presunta volontà di sostituire Pioli con Andrea Pirlo alla fine della stagione. Ha spiegato che stavano già discutendo dei piani per la stagione successiva e che il rinnovo del contratto di Pioli fino al 2025 è stato un atto dovuto, poiché Pioli lo meritava. Ha sottolineato che la decisione di cambiare un allenatore dovrebbe basarsi su una mancanza di unità di intenti e visioni con gli obiettivi societari, cosa che non si verificava nel loro caso.
Il discorso di Maldini su Paolo Scaroni, il presidente del Milan, è stato meno lusinghiero. Ha espresso fastidio per come alcune cose vengono raccontate, affermando che il Milan merita un presidente che agisca esclusivamente nell’interesse del club. Maldini ha evidenziato la mancanza di incoraggiamento da parte di Scaroni nei momenti difficili e ha criticato il fatto che Scaroni sembrava allontanarsi dalla tribuna quando la squadra subiva pareggi o andava in svantaggio, forse solo per evitare il traffico. Ha ricordato con precisione la presenza di Scaroni in prima fila quando il Milan ha vinto lo scudetto. Ha sottolineato che la stessa situazione si è verificata anche con i due CEO precedenti, Gazidis e Furlani.
Infine, Maldini ha scherzato riguardo a un possibile ritorno di Zlatan Ibrahimovic, affermando di non conoscere i dettagli della questione né il ruolo potenziale di Ibrahimovic come consigliere personale di Cardinale. Ha suggerito a Ibrahimovic di seguire il suo stesso percorso, iniziando osservando e imparando prima di agire.